TUTTE LE PERSONE MATURE, SONO GENTILI
Di Giacomo Papasidero
Essere gentili, esserlo davvero e non solo con apparenti gesti formali, è il segnale di una certa maturità emotiva. Il nostro corpo cresce e matura spontaneamente, quasi senza che ce ne rendiamo conto, ma la nostra mente, la nostra maturità interiore è un processo che dobbiamo coltivare con attenzione se vogliamo che vada di pari passo con quella fisica.
La consapevolezza è un elemento fondamentale per diventare felici e quindi essere persone gentili. Significa avere uno sguardo attento, penetrante su noi stessi e gli altri, sulla realtà che ci circonda, imparare a capire cosa accade intorno a noi, dentro di noi, i principi che governano la nostra vita e quella del mondo in cui viviamo. La consapevolezza è fatta di molte buone domande.
Un buon punto di partenza è chiederci sempre come sappiamo quel che pensiamo di sapere. Abbiamo tutti idee, convinzioni e certezze su noi stessi, sugli altri, sulla vita, sul mondo. La domanda giusta è: “Come facciamo a saperlo?”. In sostanza dobbiamo assicurarci di avere “le prove” delle nostre certezze per saper distinguere qualcosa di reale da qualcosa che ci sembra tale, ciò che accade da come lo percepiamo.
Vale la pena ricordare quanto detto nelle settimane passate: le nostre emozioni dipendono da come viviamo ogni situazione e non dalla realtà che abbiamo di fronte. Essere consapevoli significa non perdere mai di vista questa sottile differenza, ma non solo.
Ecco un’altra domanda importantissima: “È vero?”. Quante volte diamo per scontato che sia reale qualcosa che magari è semplicemente un’opinione o una sensazione superficiale. Magari fraintendiamo qualcosa, un gesto, un comportamento, una parola, e andiamo subito a conclusioni affrettate e sbagliate. Invece è meglio fermarci un attimo e verificare se quello che pensiamo sia corretto e risponda alla realtà. Ovviamente questa domanda si lega bene alla prima.
Abbiamo parlato molto di amore e di perdono. Altra consapevolezza importante deriva dal voler sempre comprendere ciò che non capiamo. “Per quale motivo le persone si comportano in un certo modo?”. Questa è una domanda indispensabile per arrivare a vivere con gentilezza anche quando non ci piace il modo in cui agiscono gli altri. C’è anche di meglio: “Quale paura o sofferenza potrebbe spingere questa persona a comportarsi male?”.
Perché sviluppare una sana maturità emotiva e una forte consapevolezza ci porta non solo a porci domande costruttive, ma anche a guardare in modo più profondo la realtà. Ad esempio ricordandoci che tutti noi mostriamo il nostro lato peggiore quando abbiamo paura. Che chiunque altro, come noi, fa del male sempre sulla spinta della propria sofferenza e del proprio malessere.
Consapevolezza significa quindi renderci conto che non è malizia ma ignoranza, anche quando sembrerebbe il contrario. Non dobbiamo mai dimenticare che le nostre azioni sono il frutto delle emozioni che proviamo, e che queste dipendono da cosa pensiamo. La paura è madre di tutte le emozioni negative e nessuna persona davvero serena e allegra farebbe del male a qualcun altro. È sempre la paura, con le tante emozioni negative che comporta, a portare i comportamenti peggiori.
Ecco una terza domanda molto utile per accrescere la nostra consapevolezza: “E se fosse possibile?”. Molte volte ci fermiamo di fronte alla certezza che qualcosa sia irrealizzabile. Eppure sembrava impossibile che un uomo potesse volare. Lo sembrava che si potesse comunicare attraverso un filo a distanza di centinaia di chilometri. O che si potesse viaggiare nello spazio.
Almeno finché qualcuno non ha trovato il modo di fare tutte queste cose. Per cercare una soluzione, però, dobbiamo credere che esista, altrimenti non ci imbarcheremo mai in un progetto che pensiamo irrealizzabile. Per questo non dobbiamo partire dall’idea che sia impossibile, ma chiederci: “Che cosa faremmo se lo fosse, come potrebbe esserlo?”. A volte si tratta solo di cambiare approccio, modalità, strategia.
Consapevolezza significa capire. Capire la realtà al di là dei nostri punti di vista e delle nostre abitudini. E questo processo di maturità emotiva costante ci porta ad assolvere molto meglio a un ruolo che tutti abbiamo e che spesso sottovalutiamo o ignoriamo di ricoprire tante volte ogni giorno: siamo leader, e la gentilezza è l’arma segreta per esserlo nel modo migliore.
Ne riparliamo tra qualche settimana!