PIÙ GENTILI CON LA MUSICA
COME LA MUSICA CI AIUTA AD APRIRCI NEI CONFRONTI DEL MONDO
A cura di Elena Bertolli
Tutti noi sappiamo che la musica possiede la capacità straordinaria di influire positivamente sui nostri stati d’animo: ci permette di rilassarci, di provare emozioni profonde, di sognare, di trovare benessere e serenità. Ma la musica è anche in grado di stimolare degli atteggiamenti positivi e gentili nei confronti degli altri e del mondo che ci circonda? In questo articolo abbiamo cercato di verificare quanto è importante la musica nel nostro relazionarci con gli altri e, per farlo, abbiamo chiesto aiuto ad alcuni esperti. Buona lettura!
RAGGIUNGERE IL BENESSERE FISICO E MENTALE: LA MUSICOTERAPIA
Anche dal punto di vista medico, è ormai assodato che l’ascolto della musica si rivela utile nella cura di alcune patologie e per questo oggi la musicoterapia sta diventando una pratica sempre più utilizzata. Risulta però difficile – come ci ha spiegato la Dottoressa Alessia Bianchi – dare una definizione universale di musicoterapia, in quanto esistono diverse scuole di pensiero in tutto il mondo, ognuna con una propria linea teorica di riferimento. La definizione da dizionario parla di «una modalità di approccio alla persona che utilizza la musica o il suono come strumento di comunicazione non-verbale, per intervenire a livello educativo, riabilitativo o terapeutico». La Dottoressa Bianchi si occupa di bambini con diverse problematiche tra cui autismo, handicap e problemi di apprendimento: “Durante gli incontri di musicoterapia i bambini vengono accolti sopra la cassa armonica del pianoforte a coda e il musicoterapeuta improvvisa leggendo i movimenti, il respiro e lo sguardo del bambino. In genere è presente anche un coterapeuta il quale è a diretto contatto con il corpo del bambino, lo aiuta nei movimenti e fa da tramite tra il bambino e il musicoterapeuta”. Secondo la Dottoressa “la musica è relazione per eccellenza, nasce da un corpo che vibra (lo strumento) e arriva ad un altro corpo che riceve e viene avvolto da queste onde sonore. La musica quindi agisce sul nostro corpo in maniera fisica, risuona nelle nostre cavità risonanti e risveglia parti magari non ascoltate. Per essere terapeutica però la musica deve divenire il mezzo, non il fine. Il terapeuta esperto infatti usa i suoni per produrre cambiamenti nella persona, attraverso un ascolto profondo e un’accoglienza senza pregiudizi”.
Il Dottor Dario Benatti invece preferisce dire che la musicoterapia non esiste, ma esiste il musicoterapista che canta e suona del suo paziente, della visione che ha di lui, di quello che egli gli dice, senza parole: “Sono la sua presenza e la nuova visione della vita che egli trasmette attraverso tutto se stesso che permettono al paziente di lasciarsi andare, sognare il cambiamento e attuarlo con le proprie risorse, riscoperte negli occhi e nei suoni del suo terapeuta. Questo vale per i miei pazienti in stato comatoso, che necessitano di riprendere il desiderio di vivere, ma anche per tante altre relazioni terapeutiche”.
LA MUSICA COME ELEMENTO DI SOCIALIZZAZIONE GIÀ NEL PASSATO
Da sempre la musica aiuta le persone a realizzare un contatto tra di loro e viene infatti considerata uno dei più importanti mezzi di aggregazione e socializzazione. Già nella storia dei popoli più antichi, la musica ricopriva un ruolo primario in questo ambito ed era una presenza costante nelle cerimonie e nei riti di tutti i popoli e di tutte le culture. La Dottoressa Amalia Collisani, ci ha spiegato che “una delle ragioni di questa universalità della musica è sicuramente la forza aggregante che essa esercita attraverso il ritmo che agisce sui corpi che si muovono sincronicamente e con l’intensità del suono che trova nel coro un’amplificazione naturale”.
Gli egiziani ad esempio attribuivano un’origine divina alla musica e, come testimoniano le molte raffigurazioni riportate nelle tombe piramidali, la musica accompagnava eventi e rituali della vita sociale e religiosa. Secondo la tradizione musicale cinese invece, la più antica in assoluto, la musica era in relazione con l’ordine cosmico che regola l’universo ed era fondamentale nel creare armonia tra gli uomini.
Nella nostra cultura le prime testimonianze provengono dai poemi omerici. Interessante è il contributo del Dottor Paolo Emilio Carapezza, il quale sostiene che nella Grecia antica si esprimeva la musicalità anche nella lingua parlata: “gli antichi Greci pronunciavano le sillabe a diversa altezza (in base all’accento) e con differente durata. Questo modo di parlare può essere definito come “musica grezza” che poteva essere raffinata semplicemente intonando con precisione le sillabe, in base a un nomos, una sorta di legge melodica”.
COME ESSERE PIÚ GENTILI GRAZIE ALLA MUSICA
Nella nostra epoca la musica crea aggregazione quando la si ascolta, ma soprattutto quando la si fa. Nella nostra società la musica cosiddetta commerciale contribuisce molto spesso a creare dei veri status sociali. Soprattutto durante l’adolescenza, l’ascolto di un determinato genere musicale crea identificazione, fa sentire parte di un gruppo ma spesso non ha nulla in comune con l’esperienza musicale vera e propria.
La Dottoressa Bianchi infatti ci ha nuovamente spiegato che “la musica diventa un aiuto nelle relazioni con gli altri nel momento in cui è vissuta in prima persona. Lo studio di uno strumento musicale sviluppa molte capacità motorie e intellettive ma soprattutto diventa un canale per esprimere i propri stati d’animo. Suonare insieme ad altri strumenti diventa quindi il mezzo più efficace per renderci consapevoli delle nostre potenzialità e ci aiuta a sviluppare un ascolto profondo di noi stessi e di chi ci circonda”. Secondo la Dottoressa “la gentilezza parte da un rispetto profondo dell’essere umano, delle sue capacità e anche delle sue debolezze. Questo rispetto, attraverso il fare musica, è un atteggiamento che si sviluppa spontaneamente perché quando si suona insieme non esiste un leader, ognuno ha un suo ruolo specifico e ognuno diventa importante e fondamentale per la riuscita del dialogo sonoro”.
L’insegnante di canto Marilena Anzini ha sottolineato invece che la gentilezza può essere stimolata solo da alcuni tipi di musica: “una musica che insiste per lungo tempo su suoni elettronici, volume alto e ritmo frenetico, agisce sull’essere umano stimolando il sistema simpatico e provocando quindi uno stato di stress e di agitazione che può anche condurre ad atteggiamenti aggressivi. La gentilezza appartiene più ad uno stato di quiete: è un atto d’amore calmo ma molto vitale. Fortunatamente c’è molta musica bellissima al mondo, e quindi certamente dedicarsi a questo tipo di musica può stimolare la gentilezza: in un gruppo o in un coro ad esempio, è fondamentale imparare ad ascoltare ciò che stanno suonando o cantando gli altri perché ci sia un buon amalgama di suono e questo insegna in modo molto pratico il rispetto. Il nostro intervento musicale è fondamentale ma sempre e solo in relazione al contributo di tutti gli altri: questo insegna a non essere egoisti e a mettersi al servizio di uno scopo più alto che è la buona riuscita del brano. Sì, credo che fare musica sia proprio un’ottima palestra di gentilezza”.
Anche secondo il Dottor Benatti la musica aiuta ad essere migliori quando si tratta di musica buona, ovvero composta con lo scopo di trasmettere sentimenti positivi: “Il compositore ci parla di sé e del suo animo attraverso melodie, armonie, ritmi e non abbiamo altro da fare che lasciarci attraversare dal suono per coglierne l’essenza e farla nostra. Ma quale musica potrebbe essere adatta? Se chi ha composto il brano aveva in quel momento gentilezza e apertura d’animo, nell’ascoltarlo lo riconosceremo prestissimo perché queste qualità vengono infuse attraverso i suoni, la limpidezza o rotondità dei timbri, il senso di ordine dei ritmi, la struttura meravigliosa di una frase musicale ben composta. Uno dei brani che, secondo me elicita sentimenti positivi e gentili è Entrée de Polymnie eseguita da Marc Minkowski e orchestra.
La musica quindi è capace di trasmetterci gentilezza e positività quando la ascoltiamo ma specialmente nel momento in cui siamo noi a farla, ancor meglio se in un coro o in un gruppo. Quando ci sintonizziamo con gli altri e li ascoltiamo con attenzione impariamo a vivere in armonia con il mondo e ad essere più disponibili e gentili nei confronti di chi ci sta intorno. Come diceva A. Pistarà: “La musica è uno dei più nobili gesti d’amore di cui l’uomo può rendersi responsabile con i suoi simili”.
Per aver dato un prezioso contributo alla realizzazione di questo articolo, ringraziamo:
• Dott.ssa Alessia Paola Bianchi, musicista e musicoterapista secondo il modello F.I.M., fondatrice dell’associazione La Maggiore (www.lamaggiore.org)
• Dottor Dario Benatti, musicista e musicoterapeuta secondo il modello F.I.M, docente presso la facoltà di Psicologia dell’Università Cattolica di Milano, direttore dell’associazione Musica Prima (www.lamusicaprima.it)
• Marilena Anzini, cantante, insegnante di canto e presidente dell’associazione Home and Journey (www.homeandjourney.weebly.com)
• Dottor Paolo Emilio Carapezza, professore emerito in Musicologia presso l’Università degli Studi di Palermo.
• Dott.ssa Amalia Collisani, professoressa in Musicologia presso l’Università degli Studi di Palermo.