GENITORI GENTILI È MEGLIO (EDUCAZIONE)
Di Giacomo Papasidero
Quando parliamo di educazione, molto probabilmente ci viene in mente la scuola, o la nostra infanzia, e difficilmente ci rendiamo conto che educhiamo le persone intorno a noi in continuazione, attraverso ogni nostra parola, gesto, scelta.
Noi siamo convinti che l’educazione debba essere sempre gentile. Da sempre si riflette se sia meglio educare con la forza o con la gentilezza. Per noi è questa seconda, senza alcun dubbio, la strada migliore.
Prima di tutto perché ognuno di noi, in prima persona, vorrebbe che gli altri lo trattassero sempre con gentilezza, rispetto, calma e pazienza. Dai nostri genitori o insegnanti avremmo sempre voluto questo atteggiamento, non minacce, punizioni e imposizione di qualcosa che non condividevamo.
Un genitore “perfetto” non è un genitore che sa tutto e non sbaglia mai: ma uno che mette amore in quello che fa, mette gentilezza anche di fronte all’ennesimo errore del proprio figlio, che affronta con pazienza l’ennesimo capriccio, anche se dopo un’intera giornata di lavoro. Perché capisce che il proprio figlio ha bisogno di amore, anche quando siamo stanchi!
Poiché la felicità e l’amore fanno rima con la gentilezza, come genitori, e non solo, dovremmo decidere se vogliamo insegnare ai nostri figli se essere felici oppure no. Quando mettiamo amore e gentilezza in ogni gesto, nelle parole con cui correggiamo un errore, nei modi in cui neghiamo una richiesta, allora insegniamo con l’esempio, che conta molto più delle parole, come vivere positivamente la nostra vita.
Abbiamo parlato, nelle scorse settimane, di emozioni, di indipendenza emotiva: si può affrontare ogni problema, ogni conflitto o incomprensione con calma e serenità, rimanendo disponibili e gentili. Dipende da noi, da come scegliamo di vivere la nostra vita.
E l’educazione, come detto, non riguarda solo i bambini.
Ogni volta che diciamo di “sì” a una richiesta di un collega, di un amico o del nostro superiore, noi stiamo educando gli altri, così come quando noi diciamo di “no”. Ogni nostra decisione educa gli altri a capire come possono comportarsi nei nostri confronti.
Se vogliamo educare qualcuno, chiunque sia, alla gentilezza, dobbiamo essere gentili in prima persona, rispondere con gentilezza di fronte a qualsiasi comportamento, anche scorretto, ma saperci anche far rispettare (abbiamo già detto che un conto è essere gentili, altro è essere fessi!) mostrando quali comportamenti accettiamo e quali invece consideriamo sbagliati.
Non serve offendere, alzare la voce o minacciare. Un comportamento non ci piace? Basta dirlo con gentilezza e poi restare fermi sulla nostra posizione. Non assecondare, non subire passivamente le azioni degli altri. Per quanto difficile, possiamo scegliere di non fare quel favore chiesto nel modo sbagliato, di non restare in silenzio di fronte a comportamenti che riteniamo scorretti, possiamo decidere di allontanarci da una persona che ci tratta male.
Il modo in cui viviamo ogni situazione educa chi ci sta intorno a capire in che maniera deve comportarsi con noi. Per essere gentili dobbiamo imparare a dire di no, saper porre i limiti che reputiamo appropriati e sani, agire sempre seguendo quello che noi riteniamo giusto, anche se siamo i soli a seguire questa strada.
Anche se non ce ne rendiamo conto, noi educhiamo continuamente le persone che ci circondano, perché attraverso ogni parola e ogni gesto insegniamo cosa siamo disposti a condividere e tollerare. E naturalmente accade la stessa cosa a parti invertite, quando sono gli altri a educarci ai comportamenti adeguati nei loro confronti.
Che siamo genitori, insegnati, amici, colleghi, superiori, parenti, noi abbiamo un’enorme responsabilità educativa nei confronti degli altri. Noi siamo, anche senza volerlo o pensarlo possibile, sempre un modello, un esempio per chi ci sta vicino. In qualche modo influenziamo chi entra in contatto con noi, lo facciamo silenziosamente, attraverso il modo in cui viviamo. E questo conta molto più delle nostre parole.
Un buon allenamento, in questo senso, è chiederci: “Cosa vogliamo che gli altri facciano in questa situazione?”. E definendo cosa vorremmo, comportarci noi, per primi, in quel modo, dando così non solo un buon esempio, ma offrendo anche un comportamento che guidi gli altri in quella che consideriamo la giusta direzione.
Si tratta quindi di iniziare a essere più attenti a come ogni parola, gesto e azione che compiamo avrà un certo effetto sugli altri, iniziare a decidere in che modo vorremmo influenzarli positivamente e vivere di conseguenza. In sostanza ricordarci che in qualsiasi momento noi stiamo educando chi ci circonda.