VUOI VIVERE A MILANO? INDOSSA GUANTI ED ELMETTO.
Questo, quanto emerso dalla nostra ricerca annuale
L’obiettivo della ricerca era di definire il grado di gentilezza, intesa come buon senso, sensibilità nei confronti degli altri; ma anche tempo da dedicare, cura per le cose gli animali, competitività equilibrata e generosità della città di Milano.
Sono stati coinvolti 765 residenti che hanno compilato un questionario.
La ricerca sottolinea che:
- Milano è diventata una città “dura” poco gentile, rumorosa aggressiva e anche poco pulita.
- Gli Impiegati dei trasporti pubblici di Milano sono poco gentili.
- Gli impiegati pubblici sono meno professionali e disponibili di quelli del settore privato.
- Vivere a Milano non rende felici, per la difficoltà nell’integrazione e la scarsa solidarietà.
Come si potrebbe risolvere il problema?
I risultati della ricerca sono stati integrati in un modello motivazionale per verificare le leve sulle quali agire. Il modello prevede: sto bene e sento di appartenere alla mia città quindi sviluppo considerazione per il mio ambiente.
L’analisi indica che basterebbe migliorare le relazioni con i servizi pubblici, la sicurezza e la pulizia per trasformare Milano in una città più gentile.
- Alda Merini scriveva:“Non l’amo più Milano è diventata una belva che non è più la nostra città…” Milano si è trasformata? L’aggressività, il menefreghismo; e l’arroganza sono davvero oggi gli elementi che oggi la contraddistinguono? Questo spiega perché un taxista possa venir ucciso a pugni? Perché è normale che ci venga rubata la moto parcheggiata sotto casa? Che si parcheggi sul marciapiede o sulle strisce pedonali? Che si cammini con gli occhi chini sul marciapiede per evitare la pupù dei cani? Che ogni anno i vandalismi causano spese – solo per i mezzi pubblici – pari a 10 milioni di Euro? Siamo animali sociali, ma mai come in questi tempi nelle nostre città viviamo la solitudine ed il distacco dagli altri. Nelle scienze sociali è comune l’uso del termine “homo homini lupus”; del lupo stiamo coltivando l’aggressività abbandonando invece l’istinto del gruppo.
Da sempre si parla del bisogno dell’uomo di stare con i propri simili. I rivoluzionari francesi inneggiavano alla fraternità.
- Abraham Lincoln parlava con entusiasmo del sentimento di solidarietà come del “più importante fattore nello svolgimento di una sana vita politica e sociale. Ma allora perché questo sentimento viene così spesso ridicolizzato quasi fosse patetico? Si è vero ogni società deve fare i conti prima con la tendenza a mettere l’io prima di tutto; ma
la natura ci insegna che molti animali sopravvivono cooperando e non cercando di eliminarsi a vicenda o di tenersi tutto per sé.
- L’etologo Frans de Waal ci conferma: “Ammettiamolo viviamo in società di dimensioni pazzesche così complesse da necessitare un’organizzazione ben diversa da quella che gli essere umani si sono avvalsi nel loro stato di natura. Tuttavia anche se iper tecnologici, rimaniamo essenzialmente gli stessi animali con gli stessi bisogni e le stesse esigenze psicologiche”. All’incertezza e alla confusione reagiamo sicuramente in un primo momento in modo aggressivo, poco gentile; ma è proprio in periodi come questi che l’individualismo si trasforma piano, piano in mutuo comportamento. Perché stare insieme,
costruire una rete sociale di supporto è una capacità essenziale alla sopravvivenza.
Per maggiori informazioni: press@gentletude.com